Bisogna liberare l'uomo dall'uomo.
La guerra, questa giustificazione della stupidità umana.
La rinuncia: l'eroismo della mediocrità.
L'ideale: questo luogo comune che non si trova da nessuna parte.
La meta, non è che un pretesto.
I sadici, per lo meno, non sono indifferenti alle sofferenze che provocano.
Tra il grand'uomo e il pover'uomo c'è, a far da ponte, l'uomo.
Non ci sono norme. Tutti gli uomini sono eccezioni a una regola che non esiste.
Gli uomini quando sono tristi si limitano a piangere sulla propria situazione. Quando si arrabbiano, allora si danno da fare per cambiare le cose.
L'uomo è un prodotto di lotte intime e sociali, la cui soluzione provvisoria va cercata in quel dialogo infinito con gli altri, capace di allargare la sua visione del mondo, la cui angustia è la vera responsabile dell'acuirsi del dolore nell'insolubilità dei problemi.
Coloro che credono nell'uomo quale è, e non hanno dunque abbandonato la speranza di vincere la violenza e l'irrazionalità, devono esigere che a ogni uomo sia dato il diritto di organizzare autonomamente la propria vita, nella misura in cui ciò è compatibile con gli eguali diritti degli altri.
L'uomo più infimo: quello di cui sono soddisfatti tutti i desideri.
La grandezza dell'uomo è di essere un ponte e non uno scopo: nell'uomo si può amare che egli sia una transizione e un tramonto.
Le donne vogliono uomini mediocri e gli uomini ce la mettono tutta per diventarlo.
L'uomo è un essere che fa rumore, cattiva musica e lascia abbaiare il cane. Solo qualche rara volta sta zitto, ma allora è morto.