Il paradiso lo preferisco per il clima, l'inferno per la compagnia.
La gratitudine è un debito che di solito si va accumulando, come succede per i ricatti: più paghi, più te ne chiedono.
La responsabilità è individuale, non della comunità.
Non c'è senso a farsi otto chilometri a piedi per pescare quando si può essere altrettanto sfortunati sotto casa.
Se sei un capo di stato, attento a compiere nel modo giusto le formalità. La morale lasciala perdere.
Le parole affrettate fanno perdere le amicizie.
C'è tanta gente malata ed esausta che, generalmente, il paradiso è concepito come un luogo di riposo.
In paradiso si entra per favoritismo. Se si entrasse per merito, tu resteresti fuori ed il tuo cane entrerebbe al posto tuo.
Si dice che la creazione del Paradiso fosse la favola di un ignoto amore che a un certo punto sprigionò le ali dalla crosta terrestre, e così, raffreddandosi la terra, comparvero, al di là delle credenze bibliche, i primi voli degli angeli.
Il paradiso è sotto i nostri piedi e sopra le nostre teste.
In paradiso un angelo non è niente di particolare.
In paradiso la sola cosa che manca è la compagnia.
Il paradiso in terra non esiste, ma chi va in bicicletta ci arriverà comunque.
Certamente il paradiso è qualcosa di cui tutti abbiamo bisogno, però non dobbiamo immaginarcelo in modo antropomorfico.
Non c'è da dubitare del fatto che il paradiso offra soprattutto la compagnia di persone sgradite.
I veri paradisi sono i paradisi che si sono perduti.