Conoscenza del vero, conoscenza del nero.
In una società così evoluta e così artificiale come la nostra quelli che hanno sortito dalla natura un'inclinazione invincibile alla sincerità non devono necessariamente rinunciarvi: possono ancora praticarla, elevata al rango di vizio.
Avvelenatore seducente, il progresso maschera sotto clamorosi vantaggi particolari una silenziosa distruzione universale.
Dante pone la Terra al centro dell'universo, l'inferno al centro della Terra, Lucifero al centro dell'inferno. Il diavolo sarebbe, insomma, al centro di tutto.
Ciò che non si ottiene dalla generosità degli uomini spesso si ottiene dalla loro vanità.
Propagare la vita è propagare il terrore.
Il filosofo non riposa, non vive quoquo modo secondo i dettami del rito questa vita, nella speranza d'un'altra eterna in Dio, ma vuole la sua propria vita libera, la vita della conoscenza.
Si può conoscere tutto, eccetto sé stessi.
Per conoscere la strada che hai di fronte, chiedi a chi è sulla via del ritorno.
La cosa più difficile è conoscere sé stessi.
Conoscere significa distinguere, sapere che una cosa è quella e non tutte le altre, con cui pure ha molto in comune, così come una persona è quell'individuo, unico e irripetibile, e non tutti gli altri cui pure per certi versi tanto assomiglia.
Per conoscere, anche poco, se stessi, bisogna conoscere a fondo gli altri.
Nessuna società può predire scientificamente il proprio futuro livello di conoscenza.
Non si conosce nulla, né le persone, né gli oggetti, semplicemente perché non si può vedere mai una cosa o una persona nella sua totalità, se vedi una persona di faccia, non puoi vedere le sue spalle, hai una visione sempre parziale, approssimativa di tutto.
Possiamo vedere e conoscere soltanto ciò che di noi è morto. Conoscersi è morire.
Tutti desiderano possedere la conoscenza, ma relativamente pochi sono disposti a pagarne il prezzo.