Sono la personificazione del rischio. Sono solo una giornalista curiosa.
Grazie a Internet, alla tv satellitare e alla loro tenacia, sono le iraniane insieme ai giovani i veri agenti del cambiamento di una società iraniana schizofrenica, in cui convivono, fra tradizione e modernità, ricchezza e ingiustizia, bellezza e tragedia, veli neri e foulard colorati.
Mai andare contro corrente, si rischia di non arrivare alla meta.
Un vero giornalista: spiega benissimo quello che non sa.
Buoni giornali e pochi (giacché il buono non può mai esser molto) sono la manna di una nazione.
Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di qualcuno un giornalista.
Come diceva Orson Welles, per avere materiale sempre nuovo basta affidarsi alla cronaca.
I giornali sarebbero ansiogeni? Ma la Bibbia non comincia forse con un delitto?
In Italia il giornalista non si sente espressione dell'opinione pubblica ma portavoce della sua fazione. Attacca in nome della confraternita di cui fa parte ma non dirà mai una parola contro la sua confraternita.
Nel giornale si trova tutto. Basta leggerlo con sufficiente odio.
Il giornalismo è un mestiere che amo, quindi anche i sacrifici mi sembrano tollerabili.
Leggo avidamente il giornale. È la mia unica fonte di continua finzione letteraria.
Quando un giornalista gli chiese cosa pensava della civilizzazione dell'occidente: penso sia una buona idea.