Il giornale è la conserva del giorno.
Un tempo il calzolaio aveva un rapporto personale con i suoi stivali; oggi il poeta non ne ha nessuno con le sue esperienze.
Oggi chi esagera ha buone probabilità di venir sospettato di dire la verità. Chi inventa, di essere informato.
Mi sono interessato a fondo della dignità umana: ho disposto nel mio laboratorio le analisi più disparate sull'argomento. Tutti i tentativi sono falliti miseramente a causa della difficoltà che ho incontrato a procurarmi il materiale occorrente.
Un tempo le scene erano di cartone e gli attori erano veri. Oggi le scene sono al di là di ogni possibile dubbio e gli attori sono di cartone.
Il pensiero ha ciò che manca a una banalità per essere un pensiero.
Il giornalismo è un mestiere che amo, quindi anche i sacrifici mi sembrano tollerabili.
L'umanità, una volta appresa l'arte del giornalismo non sopporta più che le si infliggano libri.
I giornali non stampano smentite, è ovvio: diminuisce la fiducia del pubblico nella stampa.
Non sono un giornalista, sono un giornalaio.
La stampa tiranneggia gli uomini politici, le lettere, le arti, il palcoscenico e persino la vita privata.
Bisogna imparare a stare da soli: senza telefonino, senza computer, senza musica, senza televisione, senza messaggini, senza giornali e riviste, almeno per un'ora o qualche ora al giorno. Imparare a pensare, da soli.
Un giornalista in buone condizioni di salute fisica e mentale non trova mai belli gli articoli di un altro, neppure se è suo figlio. Anzi, specialmente se è suo figlio.
Per quel che riguarda il giornalismo moderno, non è affare mio difenderlo. Giustifica la sua esistenza attraverso il principio darwiniano della sopravvivenza del più volgare. Io ho soltanto a che fare con la letteratura.
Stampando una notizia in grandi lettere, la gente pensa che sia indiscutibilmente vera.