L'inganno è come il mangiare e il grattarsi, tutto sta a cominciare.
Sono le piccole crepe nella vernice delle convenzioni, e non le rivoluzioni spettacolari che, con lentezza, ripetizione e costanza, finiscono per far crollare il più solido degli edifici sociali.
Il bene non dura molto, non ce ne siamo accorti quando è venuto, non l'abbiamo visto mentre c'era, ci accorgiamo della sua mancanza quando ormai se n'è andato.
Arriva sempre un momento in cui non c'è altro da fare che rischiare.
Oltre alla conversazione delle donne, sono i sogni che trattengono il mondo nella sua orbita.
È di questa pasta che siamo fatti, metà di indifferenza e metà di cattiveria.
La diffidenza chiama l'inganno.
Amo è la parola più pericolosa per il pesce e per l'uomo!
I furbi ingannano se stessi.
L'inganno viene alla luce da solo nonostante tutte le cautele adottate agli inizi.
Il mondo intero si affida all'inganno. E d'altronde, la vita stessa non è forse illusione?
Ci si inganna sempre perché non si dà la priorità alle evidenze, ma ai desideri.
La ragione è dietro alla cinica crudeltà dell'economia che fa credere ai poveri che un giorno potranno essere ricchi mentre il mondo in verità si sta sempre più spaccando fra chi ha sempre di più e chi ha sempre di meno.
Dacché la società umana ebbe impostori, sorsero preti, se già i primi non furono essi. Certo però i maggiori, i più astuti, i più fortunati impostori del genere umano furono sempre i preti.
No, ricchezza né onore, Con frode o con viltà, Il secol venditore, Mercar non mi vedrà.
L'inferno italiano è popolato di maldestri peccatori che al rifiuto del concetto di colpa e di peccato uniscono la capacità di ridere dei guai in cui si trovano. E poiché il Diavolo laggiù è il padrone, ne deriva la necessità di imbrogliarlo. La nostra commedia è tutta qui.