Nel cyberspazio non c'è posto per la proprietà privata, siamo nell'era del dotcomunismo.
Siamo sempre più connessi, più informati, più stimolati ma esistenzialmente sempre più soli.
Le persone che si perdono in Internet non danno tantissime notizie di sé.
L'attenzione media di tutti noi telespettatori è calata, dopo un minuto lento, cambiamo subito canale perché ormai siamo abituati a condurre una vita "multi-tasting", con più telefoni, facebook e youtube.
Il blog rimane ancora oggi il miglior strumento che ha un'azienda per raccontare la propria storia e provare a (ri)connettersi con i propri pubblici di riferimento. Di contro richiede tempo, passione, trasparenza, onestà e pazienza, anche di attendere dei risultati.
Se un utente re-pinna un vostro prodotto è buona norma lasciare un commento e ringraziare.
Ora con Internet tutti possono dire la loro opinione, anonima ed indesiderata.
Internet ha riaperto i giochi ma li ha anche confusi: lo struscio elettronico consente i bluff dei vigliacchi e le bugie dei mitomani.
Il professionista dell'informazione si prende una vacanza salgariana. Internet come i mari della Malesia, pieni di pirati, misteriosi gorghi e belle prigioniere.
Nel Fedro di Platone, Socrate diceva che la scrittura era una minaccia per la cultura perché a un libro non si possono fare domande. A Socrate mancava Internet.