L'Io non è cosa o fatto, è soprattutto azione.
La scelta di una filosofia dipende da quel che si è come uomo, perché un sistema filosofico non è un inerte suppellettile, che si possa prendere o lasciare a piacere, ma è animato dallo spirito dell'uomo che l'ha.
È implicito nel concetto stesso dell'uomo che il fine ultimo debba essere irraggiungibile e la sua via verso di esso infinita.
Soltanto ciò che è metafisico e non la dimensione storica rende beato; la seconda arreca soltanto erudizione. Se qualcuno si è realmente unito a Dio ed è entrato in lui, è del tutto indifferente per quale via vi sia giunto.
Dal progresso delle scienze dipende in modo diretto il progresso complessivo del genere umano. Chi frena il primo frena anche il secondo.
Tutte le leggi della ragione sono fondate nell'essenza del nostro spirito. Ma esse arrivano alla coscienza empirica solo attraverso una esperienza a cui siano applicabili; e quanto più spesso vengono usate, tanto più intimamente essi si connettono con questa coscienza.
Di tutte le parole di tutte le lingue che conosco, quella che ha la massima concentrazione è l'inglese "I".
Quale altro carcere è scuro come il nostro cuore! Quale carceriere così inesorabile come il nostro io!
In fondo, l'unica ragione perché si pensa sempre al proprio io, è che col nostro io dobbiamo stare più continuamente che con chiunque altro.
L'Io si arricchisce nel confronto con le diversità, ma senza venire cancellato o assorbito. Il dialogo, che unisce gli interlocutori, presuppone la loro distinzione e una piccola, ma insopprimibile e feconda distanza.
L'io è odioso.
Io: un paesaggio che m'è venuto a noia.
L'io, ciò che non può mai divenire oggetto.
Ogni uomo forte raggiunge immancabilmente ciò che il suo vero io gli ordina di volere.
In molti individui appare già come una sfrontatezza che abbiano il coraggio di pronunciare la parola "io".