Sì, prova un po' a negare la morte. È lei che ti nega, e basta!
Il tempo (si sa) a volte vola come un uccello, a volte striscia come un verme: ma l'uomo sta particolarmente bene quando non si accorge nemmeno se passa veloce o lento.
Vai e prova a confutare la morte: la morte confuterà te, ed è tutto!
Senza il senso della propria dignità, senza il rispetto verso se stessi, e nell'aristocratico questi sentimenti sono molto sviluppati, non ci può essere un solido fondamento per il bene sociale... le bien public... l'edificio sociale.
La morte è come un pescatore che pigli il pesce nella rete e per un po' lo lascia in acqua; il pesce nuota ancora, ma ha tutt'intorno la rete, e il pescatore lo tirerà su, quando gli sembrerà opportuno.
La morte è così poco temibile che proprio per merito suo non dobbiamo temere nulla.
Ognuno di noi parte da una fondamentale certezza: la morte, ma deve approdare ad una altrettanto valida certezza; la vita. Sono questi il NERO ed il BIANCO della nostra esistenza.
Non vi sarà pace durevole né nel cuore degli individui né nei costumi della società sin quando la morte non verrà posta fuori legge.
C'è chi muore oscuro perché non ha avuto un diverso teatro.
La morte è l'unica bella, pura conclusione di una grande passione.
Tutto è instabile, fallace e più mutevole di ogni burrasca: tutto è sconvolto e muta per i capricci della sorte: fra tanto variare delle vicende umane, la sola cosa certa è la morte; eppure, tutti si lamentano della sola cosa che non inganna nessuno.
È l'inerte che prevale nell'universo e non ciò che vive. Morire è passare dalla parte del più forte.
La statistica ci segnala che possiamo contare in tutto su un venticinquemila giorni; qualche migliaio in più per qualcuno. Ma dopo non ce ne saranno altri. Per nessuno. Sì: anche per me che scrivo, anche per te che leggi sarà subito sera.
La morte del corpo non è la fine dello spirito, ma solo una tappa del viaggio, come quando nei tempi andati si cambiava diligenza.
Mi scrive l'amica di Londra: "A giudicare da certi cimiteri ci sarebbe da pensare che noi trattiamo i nostri cari meglio da morti che da vivi.