Un lettore professionista è in primo luogo chi sa quali libri non leggere.
Sono libero di credere o non credere in Dio, ma devo salire sul tram dalla parte destra, portiera di fondo.
A D'Annunzio non interessa trasmettere alcunché, vuole solo costruire delle strutture e per costruire saccheggia la totalità del vocabolario italiano.
Letteratura. Quando getta via la propria anima trova il proprio destino.
Ogni viaggio comincia con un vagheggiamento e si conclude con un invece.
La letteratura non è espressione, ma provocazione.
Se si leggono libri come si stanno ad ascoltare gli amici, ciò che si legge allieterà e consolerà come soltanto gli amici sanno fare.
Rileggere. Si usa per i classici che si leggono la prima volta.
La gente non legge quello che non gi interessa, e se gli interessa è perché ha la maturità di farlo.
Leggere è un'attività successiva a quella di scrivere: più rassegnata, più civile, più intellettuale.
Il divoratore di libri si avvolge nella sua rete di astrazioni verbali, e vede solo la pallida ombra delle cose riflessa dalla mente altrui.
Leggiamo per assaggiare la mediocrità e sentirci una schifezza; è un'esperienza che ci aiuta a riconoscere l'orrore quando comincia ad affiorare nel nostro lavoro, e a starne alla larga. Leggiamo anche per misurarci con la grandezza e il talento, per farci un'idea di tutto ciò che si può fare.
Le letture non si consigliano, se non ai principianti del leggere. Ognuno deve trovare le proprie letture con l'istinto, che nel lettore abituato diventa quasi sempre infallibile.
Ogni lettura è un atto di resistenza. Di resistenza a cosa? A tutte le contingenze.
Non è un vero lettore, non è un philosophe lisant, colui che non ha mai provato il fascino accusatore dei grandi scaffali pieni di libri non letti.
Scortesie di lettore. La duplice scortesia del lettore nei confronti dell'autore consiste nel lodare il secondo libro di costui a spese del primo (o viceversa) e nel volere che l'autore gliene sia grato.