Rileggere. Si usa per i classici che si leggono la prima volta.— Giuseppe Pontiggia
Rileggere. Si usa per i classici che si leggono la prima volta.
Tutte le volte che osservo forme di tradimento 'trionfale' ho un senso profondo di frustrazione e di inganno. E questo anche in campo politico o nella vita civile e culturale. Quando vedo non tanto il peccato (siamo tutti peccatori), ma il trionfo del peccato, provo un grande fastidio.
Quello che sorprende non è che si occupino di tutto, ma che ne abbiano il tempo. Se passano il tempo a rispondere alle domande, dove trovano il tempo per porsele?
Lo snobismo è circondato dal comico. Ma non lo sa.
Non lasciare l'incerto per il certo.
Come diceva quella ragazza sgomenta al suo ragazzo: "Perché non sei anticonformista anche tu, come tutti gli altri?".
Il divoratore di libri si avvolge nella sua rete di astrazioni verbali, e vede solo la pallida ombra delle cose riflessa dalla mente altrui.
Se si leggono libri come si stanno ad ascoltare gli amici, ciò che si legge allieterà e consolerà come soltanto gli amici sanno fare.
Leggo per legittima difesa.
Leggere è niente, il difficile è dimenticare ciò che si è letto. E ormai non sono più gli autori ad allontanarci dai loro libri, ma i loro lettori.
Ci si dovrebbe lasciar guidare, nelle letture, solo dalla propria inclinazione: quello che si legge per una sorta di senso del dovere porterà ben poco vantaggio.
Quante letture ci si risparmierebbe, se si conoscessero prima gli scrittori. Tutte le letture?
Leggere è sognare per mano altrui.
Chi conosce il lettore, non fa più nulla per il lettore. Ancora un secolo di lettori e anche lo spirito emanerà fetore. Che a tutti sia lecito leggere, finisce per corrompere non solo lo scrivere ma anche il pensare.
L'unico vero lettore, è il lettore attento.
La lettura è un atto necessariamente individuale molto più bello dello scrivere.