La felicità o infelicità non si misura dall'esterno, ma dall'interno.
La felicità consiste nell'ignoranza del vero.
Tutto è amor proprio nell'uomo e in qualunque vivente. Amabile non pare e non è, se non quegli che lusinga, giova etc. l'amor proprio degli altri.
La natura è gagliarda magnanima focosa, inquieta come un ragazzaccio.
La stima è come un fiore, che pestato una volta gravemente o appassito, mai più non ritorna.
L'uomo non desidera e non ama se non la felicità propria. Però non ama la vita, se non in quanto la reputa instrumento o subbietto di essa felicità. In modo che propriamente viene ad amare questa e non quella, ancorché spessissimo attribuisca all'una l'amore che porta all'altra.
La felicità è vivere e io sono per la vita.
Abbiamo soltanto la felicità che siamo in grado di capire.
Se vuoi costruire la casa della felicità, ricorda che la stanza più grande deve essere la sala d'attesa.
L'odio può essere il massimo impedimento allo sviluppo della compassione e della felicità.
Non abbiamo diritto di consumare felicità senza produrne più di quanto abbiamo diritto di consumare ricchezze senza produrne.
La felicità, come un vino pregiato, deve essere assaporata sorso a sorso.
La felicità sfonda.
Come c'è del merito nell'infelicità, c'è dell'intelligenza nell'essere felici.
Il successo è ottenere ciò che si vuole. La felicità è volere ciò che si ottiene.
La felicità è la poesia della donna.