Chi sa ridere è padrone del mondo.
Non gli uomini solamente, ma il genere umano fu e sarà sempre infelice di necessità. Non il genere umano solamente ma tutti gli animali. Non gli animali soltanto ma tutti gli altri esseri al loro modo. Non gl'individui, ma le specie, i generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi.
Forse, in qual forma, in quale stato che sia, dentro covile o cuna, è funesto a chi nasce il dì natale.
Perché, dio del male, hai tu posto nella vita qualche apparenza di piacere? l'amore? Per travagliarci col desiderio, col confronto degli altri e del tempo nostro passato ec.?
Tornami in mente il dì che la battaglia d'amor sentii la prima volta e dissi: Oimè, se questo è amor, com'ei travaglia!
I mariti, se vogliono viver tranquilli, è necessario che credano le mogli fedeli, ciascuno la sua; e così fanno; anche quando la metà del mondo sa che il vero e tutt'altro.
La più perduta di tutte le giornate è quella in cui non si è riso.
E se per una volta ridessimo sul latte versato?
Se dobbiamo credere ai nostri logici, l'uomo si distingue da tutte le altre creature per la facoltà di ridere.
Quello che esce indenne dal riso è valido. Quello che crolla doveva morire.
La giornata più perduta di tutte è quella in cui non si è riso.
Chi ha coraggio di ridere, è padrone del mondo, poco altrimenti di chi è preparato a morire.
Riso. Convulsione interna che altera i lineamenti del viso ed è accompagnata da suoni inarticolati. È infettivo e, seppure intermittente, incurabile.
Occorre ridere soprattutto di noi stessi.
Il riso squassa il corpo, deforma i lineamenti del viso, rende l'uomo simile alla scimmia.
Ridere di sé è facile, ridere del mondo un po' meno. Ridere, ridere solamente, impossibile.