Tornami in mente il dì che la battaglia d'amor sentii la prima volta e dissi: Oimè, se questo è amor, com'ei travaglia!

Giacomo Leopardi
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La nostra interpretazione

Il ricordo risale a un momento fondativo dell’esistenza emotiva: l’istante in cui il sentimento amoroso si manifesta per la prima volta e irrompe nella coscienza con la forza di una battaglia. L’amore non appare come una dolcezza pacifica, ma come un tumulto interiore, qualcosa che travolge, scombina, mette alla prova. Lo stupore iniziale è accompagnato da un quasi immediato senso di fatica, come se, già al primo affacciarsi, l’amore rivelasse il suo carattere ambiguo: desiderio e tormento, attrazione e inquietudine, promessa e minaccia. Questa esperienza primigenia segna uno spartiacque. Prima esisteva forse un’idea astratta dell’amore, vaga, idealizzata; dopo, c’è la percezione viva di una forza che occupa il cuore e la mente, che chiede spazio e chiede resa. L’esclamazione di fronte al proprio stesso sentire tradisce sia meraviglia sia timore: c’è un riconoscimento di grandezza in ciò che si prova, ma anche il sospetto che nulla sarà più semplice come prima. L’amore appare dunque come una condizione esistenziale complessa, che nobilita e insieme affatica l’animo, costringendolo a misurarsi con i propri limiti, le proprie fragilità e la propria capacità di sopportare il peso del desiderio. In quel primo istante di consapevolezza si racchiude l’intera contraddizione del sentimento: necessario e doloroso, sublime e inquieto, dolce e insieme travagliato.

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Bisogna scegliere chi si vuole amare.
Marco Tullio Cicerone