La giornata più perduta di tutte è quella in cui non si è riso.
L'amore è un commercio tempestoso che finisce sempre con la bancarotta, e il curioso è che il disonorato è sempre il creditore.
Il divorzio è tanto naturale che in molte case esso si corica tutte le notti fra i consorti.
Vi sono difetti che preservano da alcuni vizi più gravi, così come, in tempo di peste, i malati di febbre quartana si salvano dal contagio.
Vi sono due cose a cui si deve fare l'abitudine, se non si vuole trovare insopportabile l'esistenza: mi riferisco alle ingiurie del tempo e alle ingiurie degli uomini.
La stima vale più della celebrità, la considerazione più della rinomanza e l'onore più della gloria.
Una risata non è affatto un cattivo inizio per un'amicizia ed è di gran lunga il miglior modo per finirla.
Se non ci fossero le sofferenze degli altri a farci ridere, non rideremmo mai.
E se per una volta ridessimo sul latte versato?
Chi sa ridere è padrone del mondo.
Il riso è il profumo della vita di un popolo civile.
A che scopo dobbiamo vivere, se non per essere presi in giro dai nostri vicini e ridere di loro a nostra volta?
Il riso, questa compulsione fisica a tutti nota, è prodotta dallo spettacolo inaspettato della nostra superiorità sugli altri.
Sono nato piangendo mentre tutti ridevano e morirò ridendo quando tutti piangeranno.
A volte penso che nel momento in cui uno ride, quello sia veramente un momento in cui si aprono le porte della percezione e l'Eternità entra in noi.
Del senno di poi si può sempre ridere e anche di quello di prima, perché non serve.