Oh dammi mille baci e cento ancora e ancora ancora mille ed altri cento; quando migliaia ce ne saremo dati ne faremo un gran fascio mescolandoli perché nessuno ci possa invidiare di un così grande numero di baci.

Gaio Valerio Catullo
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La nostra interpretazione

Un anelito appassionato percorre queste parole, in cui il desiderio dei baci non è legato al singolo gesto, ma alla loro moltiplicazione senza misura. L’amore non si accontenta di un segno affettuoso isolato: vuole abbondanza, ripetizione, e quasi uno smarrimento nel numero. Il conteggio dei baci sembra prima importante, come se si cercasse di quantificare l’intensità del sentimento, ma poi diventa volutamente confuso, ammassato, mescolato. È come se i due amanti volessero crearsi un mondo privato, inaccessibile allo sguardo degli altri, in cui la loro intimità non possa essere giudicata o invidiata. C’è un senso di urgenza e di gioco insieme: l’amore si esprime in una richiesta quasi infantile e allo stesso tempo profondamente sensuale. L’esagerazione numerica sottolinea la volontà di vivere il sentimento in modo assoluto, senza calcoli, senza riserve. Il desiderio di confondere i baci, di non poterli più contare, allude alla paura che gli altri possano intervenire, rovinare o sottrarre qualcosa a questa pienezza. In realtà, dietro la volontà di nascondere si intravede una verità semplice: ciò che è davvero intenso e prezioso non può essere ridotto a numeri o misurato con precisione. L’amore è qui inteso come un flusso traboccante, che trova nei baci una forma concreta, ma che allo stesso tempo supera ogni tentativo di definizione o limite.

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