Lo scrittore è essenzialmente un uomo che non si rassegna alla solitudine.
Nessun amore, nessuna amicizia può attraversare il cammino del nostro destino senza lasciarvi una qualche traccia per sempre.
Quel che importa non è la nostra vittoria, bensì la nostra resistenza.
La nostra vita vale per gli sforzi che ci è costata.
Ogni dramma inventato riflette un dramma che non s'inventa.
La differenza tra un romanziere e uno storico è questa: che lo scrittore racconta menzogne deliberatamente e per il gusto di farlo; lo storico racconta menzogne nella sua semplicità e immagina di dire la verità.
Il compito dello scrittore non è di esaltare il poco di bello che c'è: è di cercare il male, il brutto, e poi di denunciarlo. Il compito dell'uomo non è accontentarsi: è ribellarsi. Solo attraverso la ribellione si può cercare la verità.
Ci sono due specie di scrittori. Quelli che lo sono, e quelli che non lo sono. Nei primi forma e contenuto stanno insieme come anima e corpo, negli altri forma e contenuto vanno insieme come corpo e vestito.
Tentiamo una definizione: lo scrittore è colui che è sommamente, eroicamente incompetente di letteratura.
Scrivere è trasformare in soldi i propri momenti peggiori.
È evidente che la famiglia degli scrittori si ridurrebbe rapidamente a numeri di scarsissima entità, se a chi fa un libro si ponesse la limitazione, fatale, di non dire niente che non rientri nello scopo.
Se volete fare gli scrittori, ci sono due esercizi fondamentali: leggere molto e scrivere molto.
Se uno scrittore deve mettersi nei panni dell'orizzonte di attesa di un lettore, questo lettore deve essere lui stesso: che scriva dunque come e cosa gli piacerebbe leggere.
Ogni popolo brandisce il suo scrittore o i suoi scrittori come cannoni.
Gli unici scrittori impeccabili sono quelli che non hanno mai scritto.