E quello che non so lo so cantare.
E quando usciamo inciampiamo nelle stelle... perché le stelle ormai quasi non le vediamo più.
Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno giuro che lo farò...
E chissà se si può capire che milioni di rose non profumano mica, se non sono i tuoi fiori a fiorire, se i tuoi occhi non mi fanno più dormire.
Non c'è nessun perdono, in tutta questa pietà.
Perché filosofeggiare dal momento in cui possiamo cantare?
Se non sai più cosa fare, puoi cantare. E così tu sarai uno in più, con noi.
Mio padre mi dava dieci dollari - che è un sacco di soldi per una bambina di nove anni - per cantare in chiesa, ai ristoranti, alle cerimonie, un po'ovunque.
Voglio costringermi a cantare nemmeno un giorno in più di quello che debbo. Ma neanche un giorno in meno.
Gli uomini sfogano le grandi passioni dando nel canto, come si sperimenta ne'sommamente addolorati ed allegri.
Il canto che non emoziona è un esercizio acrobatico delle corde vocali.
Un gallo canta soltanto quando vede la luce. Mettilo nell'oscurità e lui non canterà mai. Io ho visto la luce e sto cantando.
Camminavo cantando a squarciagola lungo i muri ammuffiti del convento delle Carmelitane Scalze, quando una scarpa mi raggiunse alla nuca. "Bugiarde!" gridai.
I cantanti non sono quasi mai antipatici, perché quasi sempre sono ridicoli.
La percentuale di incidenza della dote naturale è molto bassa. Per cantare ci vuole anche la voce, ma è l'uso che se ne fa quello che conta.