Voglio parlare e cantare a dei totali estranei, questo è il mio modo di comunicare con il mondo.
Credo che un artista che ama questo mestiere debba giostrare tutte le discipline di questa arte. Saper cantare, recitare, scrivere fa parte di una scelta personale che mi ha allungato la carriera.
Non credo nelle lezioni di canto: o sei capace di cantare o non lo sei.
Il mio modo di cantare si concentra maggiormente nella parte superiore dell'addome: è da lì che urlo, è li che sento, è li che ogni cosa esce da me.
Non sono tanto brava con le parole. E allora io chiedo che mi si dia un microfono per cantare e sarò felice.
Quando un cantante è famoso lo si deve ai suoi pregi ma anche ai suoi difetti, quei difetti che agli occhi del pubblico sono divenuti qualità peculiari, un tratto distintivo di una personalità artistica ormai ben definita.
Vivi una vita, hai una famiglia, canti le tue canzoni. Non ci pensi a tutte queste cose, le fai e basta. Poi, un giorno, tutto ciò assume un senso per te.
Quando andavo in cantina a prendere il vino cantavo perché avevo paura del buio... Ecco, sono sempre uguale, continuo a cantare per farmi coraggio nel buio della vita.
Cantare in una band era fondamentale per la mia carriera, per imparare, una sorta di scuola di corsa campestre dove imparavi tutto sulla collaborazione, sull'amicizia e su come condividere i momenti difficili.
Il compito di un dottore è guarire i pazienti, il compito di un cantante è cantare. L'unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede.
Scrivo la canzoni pensando a emozioni molto comuni. Sono così universali che una folla di diecimila persone le può cantare per diecimila motivi diversi.