Elogio la frugalità. Quella scelta che non è né povertà né avarizia.
Certo che anche gli inventori dei dizionari mettere la parola gentilezza tra genocidio e gentuccola...
Vediamo la fortuna di chi trova un quadrifoglio e non la sfortuna del quadrifoglio che viene raccolto e strappato da terra.
L'effetto dell'invidia non è un desiderio di possedere quella cosa, quanto piuttosto che gli altri non la possiedano.
L'autostima altalenante è avere la consapevolezza dell'immensa inferiorità di chiunque altro e al tempo stesso la consapevolezza dell'immensa inferiorità di se stessi rispetto a chiunque altro.
Piangiamo sulla povertà, ma non inteneriamoci per l'avarizia nemmeno se è l'avarizia di un povero.
L'avarizia accumula ricchezze che usa per il tornaconto personale, non nell'interesse collettivo.
Il taccagno è un avaro che recita male la propria parte.
Essere avaro vuol dire rubare agli altri, scialacquare vuol dire rubare a sé ed agli altri.
L'uomo economo è il più ricco degli uomini, ma l'avaro è il più povero.
Si diceva della vecchia Sarah, duchessa di Marlborough, che non mettesse mai i puntini sulle "i", per risparmiare inchiostro.
Il parsimonioso è il più ricco degli uomini, l'avaro il più povero.
Chi è ricco? Chi nulla desidera. Chi è povero? L'avaro.
Epitaffio su una lapide in un cimitero scozzese: Qui giace Fred Mc Guire. Gli cadde un penny: morì nella mischia.
Bisogna fuggire l'avarizia perché è un difetto molto brutto e cattivo, ma bisogna amare l'economia che è buona virtù e sorella della prudenza; essa è un grande aiuto alla carità.