Nulla si sa, tutto si immagina.
Spesso le cose interessanti sono le più folli.
Un linguaggio diverso è una diversa visione della vita.
La più grande unità sociale del paese è la famiglia. O due famiglie: quella regolare e quella irregolare.
Non credo che possa esistere un artista senza la timidezza, la timidezza è una sorgente di ricchezza straordinaria: un artista è fatto di complessi.
Fin da piccoli siamo affascinati dall'insolito, dal bizzarro, dal mostruoso che non solo spaventa e raggela, ma comunica qualcosa di liberatorio, sconvolgente ma innegabile prova che cose e persone possono essere diverse da come ce le hanno raccontate e imposte genitori e maestri.
La mente stessa è una stanza talmente smisurata e labirintica che ci fa immaginare le cose più grandi di quelle che sono in realtà.
Come sempre succede, tutti abbiamo una immaginazione ricca e una vita povera. Immaginare si può tutto, migliaia di mondi diversi, vivere bisogna nel cerchio più ristretto.
L'immaginazione in arte consiste nel sapere trovare l'espressione più completa di una cosa esistente, ma mai nel supporre questa cosa o nel crearla.
L'immaginazione ingrandisce i piccoli oggetti fino a riempirne la nostra anima con una valutazione fantasiosa, mentre con temeraria insolenza rimpicciolisce i grandi riducendoli alla propria misura, come quando parla di Dio.
L'immaginazione attiva è la chiave di una visione più ampia, permette di mettere a fuoco la vita dai punti di vista che non sono i nostri, pensare e sentire partendo da prospettive diverse.
Spesso l'immaginazione è la madre della verità.
Gli effetti dell'immaginazione derivano dalla costituzione o del Corpo o della Mente.
Falstaff è il carattere più comico che abbia creato la fertile immaginazione di Shakespeare. Egli introdusse quel personaggio in tre de' suoi drammi, e lo presentò sotto aspetti sempre nuovi, senza mai esaurirne l'effetto.
Soltanto l'estrema debolezza dell'immaginazione giustifica che ci si debba muovere per sentire.