Quasi ogni crimine è dovuto al desiderio represso di un'espressione artistica.
La puntualità è la virtù dell'annoiato.
I giornali non stampano smentite, è ovvio: diminuisce la fiducia del pubblico nella stampa.
La giustizia è la capacità di considerare ogni caso come un problema interamente nuovo.
Molti lasciano declinare prematuramente la propria energia vitale e diminuire la capacità produttiva semplicemente per paura della morte. Eliminando tale paura, prolungano di valore la loro esistenza.
Omicidi, crimini, povertà. Queste cose non mi spaventano. Quello che mi spaventa sono le celebrità sulle riviste, la televisione con cinquecento canali, il nome di un tizio sulle mie mutande, i farmaci per capelli, il viagra, poche calorie.
L'Italia non è fusa nemmeno nel male; tra noi, più che altrove, anche la criminalità è regionale: essa è di corruzione e di astuzia nel Settentrione, di violenza e di miseria nel Mezzogiorno.
Occorre fare attenzione a non lasciare che i crimini commessi da singole persone o da piccoli gruppi ci facciano cadere nella trappola delle "generalizzazioni", in modo che questi atti condizionino il nostro modo di guardare a intere popolazioni, intere regioni e religioni.
Morire non è un crimine.
Lo studio dei caratteri m'interessa enormemente. Non ci si può occupare del crimine senza tener conto della psicologia.
Ogni società ha il tipo di criminali che si merita.
Se la povertà è madre del crimine, la stupidità ne è il padre.
Agatha Christie è la donna che, dopo Lucrezia Borgia, è vissuta più a lungo a contatto col crimine.
L'esperienza criminale è indispensabile in questa nostra vita di merda.
Il peggior criminale che abbia mai camminato su questa terra è moralmente superiore al giudice che lo condanna alla forca.