Si tratta di applicare la politica del bastone e della carota. Prima ci hanno picchiato con i bastoni, e poi con le carote.
La nonviolenza è l'arma dei forti. Nei deboli potrebbe facilmente ridursi a ipocrisia.
L'attacco fra le cosce è solo un'estensione del proiettile tra gli occhi.
C'è una grande striscia di violenza in ogni essere umano. Se non viene incanalata e compresa, sfocerà in guerra o in follia.
Quando si violentano, picchiano, storpiano, mutilano, bruciano, seppelliscono, terrorizzano le donne, si distrugge l'energia essenziale della vita su questo pianeta. Si forza quanto è nato per essere aperto, fiducioso, caloroso, creativo e vivo a essere piegato, sterile e domato.
Nonviolenza e viltà sono termini in contraddizione. La nonviolenza è la più grande virtù, la viltà il più grande vizio. La nonviolenza scaturisce dall'amore, la viltà dall'odio. La nonviolenza subisce sempre, la viltà infligge sempre la sofferenza.
E in che cosa consiste fondamentalmente un modo civilizzato di comportarsi? Consiste nel ridurre la violenza. È questa la funzione principale della civilizzazione ed è questo lo scopo dei nostri tentativi di migliorare il livello di civiltà delle nostre società.
Trovo inaccettabile che la violenza costituisca la base di alcune delle nostre abitudini alimentari.
Soltanto i deboli commettono crimini: chi è potente e chi è felice non ne ha bisogno.
La nonviolenza è la più grande forza a disposizione dell'uomo. È ancora più forte della più potente arma di distruzione ideata dall'ingegno dell'uomo.
No, i panni sporchi non si lavano in casa, la violenza va intercettata appena si manifesta perché molte donne finiscono malissimo. E non devono esserci sconti di pena.