La nonviolenza è l'arma dei forti. Nei deboli potrebbe facilmente ridursi a ipocrisia.
La felicità e la pace del cuore nascono dalla coscienza di fare ciò che riteniamo giusto e doveroso, non dal fare ciò che gli altri dicono e fanno.
La donna è per natura più capace di sacrificio. La nonviolenza, perciò, le risulta più facile.
Non già nel seguire il sentiero battuto, ma nel trovare a tentoni la propria strada e seguirla coraggiosamente consiste la vera libertà.
Il crimine è una sorta di malattia e dovrebbe essere trattato come tale.
Nessuna civiltà potrà essere considerata tale se cercherà di prevalere sulle altre.
Nella violenza ci dimentichiamo chi siamo.
Nonviolenza e viltà sono termini in contraddizione. La nonviolenza è la più grande virtù, la viltà il più grande vizio. La nonviolenza scaturisce dall'amore, la viltà dall'odio. La nonviolenza subisce sempre, la viltà infligge sempre la sofferenza.
La rabbia è una follia momentanea, quindi controlla questa passione o essa controllerà te.
La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi.
La violenza genera violenza.
La violenza è sempre il prodotto della notte della politica, di un tutto-è-permesso che addormenta la sensibilità civile e la responsabilità della ragione.
Con la violenza puoi uccidere colui che odia, ma non uccidi l'odio. La violenza aumenta l'odio e nient'altro.
La violenza allegra non provoca dolore e non ha conseguenze tragiche. È la soluzione facile e veloce di molti problemi, a cui ricorrono tanto i buoni che i cattivi e che conduce sempre al lieto fine.
Come non si può spegnere il fuoco con il fuoco, né asciugare l'acqua con l'acqua, così non si può eliminare la violenza con la violenza.
Non sempre la violenza è sinonimo di malvagità. Ciò che è malvagio è l'infatuazione per la violenza.