Il cinismo è una sorta di fratello cattivo del disincanto.
Aiutare vuol dire ascoltare l'altro, seguirlo nei suoi labirinti senza smarrire la propria strada, assecondarlo senza debolezza e correggerlo senza astio, immedesimandosi con i suoi fantasmi senza perdere i propri, saper offrirgli l'altra guancia o dargli un ceffone, a seconda dei casi.
Leggere è una delle esperienze più formative e creative per la vita e l'intelligenza di un individuo e dunque di una collettività, di una civiltà.
La cultura del «parliamone» rischia talvolta di tradursi in una verbosa retorica, in un'involontaria e involontariamente comica parodia della democrazia.
L'unico modo di parlare, di raccontare qualcosa della propria esperienza, è di parlare di altri.
La bontà, che non è mai bonacciona, è difficile perché presuppone la forza di fare i conti con la complessità del reale, in cui coesistono bene e male, fraternità e violenza.
Gran bevitori, i cinici.
Destino cinico e baro.
Chi è un cinico? Un uomo che conosce il prezzo di ogni cosa e il valore di nessuna.
Questa società così fredda, così necrofila, così impaurita, così cinica ‐ e allo stesso tempo così travolta dalle sbornie del sentimentalismo ‐ ha paura dello spirito femminile perché questo spirito, che è concreto, attivo, la spingerebbe in una direzione opposta.
Chaplin ha speso tutto il suo genio per comprare sesso . Seppe addirittura fingersi ebreo, cosa difficilissima, per accattivarsi il potere finanziario a Hollywood... Un amabile cinico, creatore di un personaggio umanitario.
Il cinismo uccide tanto quanto esplosivi, mitra e coltelli.
Il cinismo è dandismo intellettuale senza le piume del bellimbusto.
Il cinismo è la crudeltà dei delusi: non possono perdonare alla vita di aver ingannato le loro certezze.
I cinici sono tutti moralisti, e spietati per giunta.
Un cinico è uno che, quando sente profumo di fiori, si guarda in giro per vedere dov'è la bara.