Che zitella divento, se mi manca il coraggio di amare la morte!
L'ardore dell'estate fu affidato a uccelli muti e l'indolenza richiesta a una barca di lutti senza prezzo attraverso anse di amori morti e profumi estenuati.
Scrivevo silenzi, notti, notavo l'inesprimibile, fissavo vertigini.
Ora posso dire che l'arte è una sciocchezza.
Solo l'Amore divino conferisce le chiavi della conoscenza.
La donna sarà anch'essa poeta quando cesserà la sua schiavitù senza fine, quando avrà riconquistato per sé la propria esistenza (nel momento in cui l'uomo, che è stato fino ad allora ignobile nei suoi riguardi, la lascerà libera).
La morte non bisogna né temerla né desiderarla.
I morti non soffrono di essere morti e i vivi non soffrono se non perché vivono.
Non sarà che tutti muoiono perché è gratis?
Se ci siamo noi la morte non c'è, quando noi non ci siamo più non c'è più neanche la morte.
Solo la morte rivela quale misera cosa siano i corpi degli uomini.
A volte penso che sarebbe meglio evitare la vecchiaia e morire giovane. Ma vorrebbe dire non completare la propria vita, non riuscire a conoscersi completamente.
Non disprezzare la morte ma accoglila di buon grado perché anch'essa è un ente tra quelli che natura vuole.
Devi amare la vita, perché la morte è una scocciatura.
La morte non è il morire, ma ciò che avviene prima di morire, immediatamente prima, quando non ha ancora penetrato il corpo, e se ne sta immobile, bianca, nera, viola, livida, seduta sulla sedia più vicina.
Il richiamo della morte è anche un richiamo d'amore. La morte è dolce se le facciamo buon viso, se la accettiamo come una delle grandi, eterne forme dell'amore e della trasformazione.