Ho una sete, da far temere la cancrena: i fiumi arduani e belgi, le spelonche, ecco il mio rimpianto.— Arthur Rimbaud
Ho una sete, da far temere la cancrena: i fiumi arduani e belgi, le spelonche, ecco il mio rimpianto.
La morte, raggiungila con tutti i tuoi appetiti, e il tuo egoismo e tutti i peccati capitali.
Ho teso corde da campanile a campanile; ghirlande da finestra a finestra; catene d'oro da stella a stella, e danzo.
Solo l'Amore divino conferisce le chiavi della conoscenza.
L'amore è da reinventare, si sa.
L'ardore dell'estate fu affidato a uccelli muti e l'indolenza richiesta a una barca di lutti senza prezzo attraverso anse di amori morti e profumi estenuati.
Colui che ha sete è lieto di bere, ma non si rattrista perché non riesce a prosciugare la fonte.
Sete. Devo svegliarmi. Devo aprire gli occhi. La ciotola accanto al giaciglio. L'acqua fresca non estingue solo la sete, placa anche il frastuono nella testa, è una cosa che conosco.
La sete è una compagna pericolosa.
Che se la sete non è presente, bevo per la sete futura.
Di sete muore chi un sapore aspetterà.
È come aver sete e bere. Non c'è niente di più semplice che aver sete e bere; essere soddisfatti nel bere e nell'aver bevuto; non aver più sete. Semplicissimo.
Quando si ha sete, per dissetarsi bisogna lasciare i libri che spiegano le cose, e bere.