La felicità è una forma dell'arte.
L'eroe antico era quello che affrontava la morte: l'eroe moderno è colui che accetta la vita.
L'amore? La più bella occasione per ripetere con entusiasmo dei luoghi comuni.
L'universo è una sfera il cui raggio è uguale alla portata della mia immaginazione.
L'antico pudore rinasce e rende incerti e goffi anche i più rotti alle galanterie se la grande ondata dell'amore non arriva a rendere puri e sani tutti gli atti e i più segreti e vivi, della carne infiammata.
Felicità non è fare sempre ciò che si vuole, ma volere sempre ciò che si fa.
Ci sono due modi per conquistare la felicità: uno è fare l'idiota, l'altro è esserlo.
L'idoneità fisica è il primo requisito della felicità.
Felice è chi ha potuto conoscere le cause delle cose.
La felicità non è fatta per i mortali. Chi può dirlo? Nessuno l'ha vista.
Le regole fondamentali per raggiungere la felicità sono queste: non maledirsi o disprezzarsi e non essere arrabbiati contro gli altri o contro l'universo. Questi rappresentano i due ostacoli principali.
La qualità più utile alla nostra felicità è quella di bastare a noi stessi, di essere tutto a noi stessi in ogni cosa e di poter dire omnia mea mecum porto.
Rendere felici è la più gran fortuna.
Non fare una cosa a metà se non vuoi essere felice solo a metà.
Si dice che chi sa far felici gli altri è un Santo. Allora è forse questo l'arduo compito degli angeli?