L'ironia non si definisce, si sente.
I problemi più affascinanti sono quelli mai risolti.
Nella corsa all'avere gli uomini rammentano quegli scarabei che si contendono, combattendo con minuziosità, una pallina di sterco.
Visse d'arte. Morì di fame.
Tutte le forme letterarie convivono col lavoro. Solo l'aforisma, il frammento, uno zibaldone, sono figli dell'ozio.
Non serve rimpiangere quel che non si è letto, o inseguirlo insensatamente e con immane fatica: quello che non si è letto non era stato scritto per noi.
Se impariamo a ridere di noi stessi allora potremo ridere anche degli altri.
Non poter prendere a lungo sul serio i propri nemici, le proprie sciagure, persino i propri misfatti è il contrassegno di nature vigorose, complete , in cui esiste una sovrabbondanza di forza plastica, imitatrice, risanatrice e anche suscitatrice d'oblio.
Quella speciale modulazione lirica ed esistenziale che permette di contemplare il proprio dramma come dal di fuori e dissolverlo in malinconia e ironia.
L'ironia è un elemento della felicità.
Nel corso della storia il genere umano è dipeso dalle macchine per sopravvivere. Al destino, come sappiamo, non manca il senso dell'ironia.
Aveva questo modo di proteggere i suoi sentimenti sotto strati di cinismo e ironia: a volte ci riusciva così bene da farli languire nell'ombra finché erano perduti.
Circa l'ironia della violenza nei miei lavori, gran parte di questo deriva probabilmente dalle mie esperienze infantili durante e subito dopo la seconda guerra mondiale. Infatti, se non ci fosse stata l'occupazione tedesca e poi l'occupazione americana, non sarei mai diventato un regista.
La combinazione perfetta? Prendere il lavoro sul serio ed essere ironici.
Perché non ho scritto La Divina Commedia? Perché non c'ho pensato.
Con sottile ironia nobilitiamo Dio con l'appellativo di Padre, pur sapendo bene che un padre come lui lo impiccheremmo, se riuscissimo a catturarlo.