Chi si propone l'amore del prossimo senza l'amore a Dio, cerca se stesso.
La carica di gioia che ci viene dall'essere docili a Dio è capace di eliminare qualunque amarezza della vita.
Lo scoraggiamento è spesso difetto di obiettività insieme a grave carenza di fede.
Il perfezionista si porta addosso un male tremendo: la predisposizione alla depressione.
La gioia è il più bel grazie che si può dare a Dio.
Due carcerati guardavano fuori dalle sbarre della prigione, uno vide solo il fango della strada e si rattristò, l'altro guardò le stelle e si rallegrò.
Non amare il tuo prossimo come te stesso: se sei in buoni rapporti con te stesso, è un'impertinenza, nel caso opposto, è un'offesa.
È vero che bisogna amare il prossimo, ma nell'esempio che Cristo dà per illustrare questo comandamento il prossimo è un essere nudo e sanguinante, svenuto sulla strada e di cui non si sa niente. Si tratta di un amore del tutto anonimo, e per ciò stesso universale.
Se l'io è detestabile, amare il prossimo come se stessi diventa un'atroce ironia.
Il vostro amore del prossimo è il vostro cattivo amore per voi stessi. Voi fuggite verso il prossimo fuggendo voi stessi, e di ciò vorreste fare una virtù.
Il prossimo è facile odiarlo se sei forte amalo che a fare stragi siamo tutti Capaci.
Che se il me è odioso, amare il proprio prossimo come se stessi diviene un'atroce ironia.
Ama il tuo prossimo, ma non abbattere la siepe.
Il mio prossimo per me è me stesso.
Chi ama il prossimo suo come sé stesso, o non conosce abbastanza il prossimo o non ama abbastanza se stesso.