Nelle fauci del lupo nessuno ama il suo prossimo.
È vero che bisogna amare il prossimo, ma nell'esempio che Cristo dà per illustrare questo comandamento il prossimo è un essere nudo e sanguinante, svenuto sulla strada e di cui non si sa niente. Si tratta di un amore del tutto anonimo, e per ciò stesso universale.
Il cielo dove Dio abita è il povero, il prossimo. L'altro è il cielo di Dio. Dio siede alla destra di ciascuno di noi.
Uno va dal prossimo perché cerca se stesso, un altro, perché vorrebbe perdere se stesso.
Chi è il nostro prossimo? Colui che è vicino a noi, ma che non abbiamo ancora mai notato, che aspetta da noi il gesto di fiducia, di stima, di amicizia.
Il mio prossimo per me è me stesso.
Il prossimo è facile odiarlo se sei forte amalo che a fare stragi siamo tutti Capaci.
Il nostro prossimo non è il nostro vicino, ma il vicino del vicino. Così pensa ogni popolo.
Non amare il tuo prossimo come te stesso: se sei in buoni rapporti con te stesso, è un'impertinenza, nel caso opposto, è un'offesa.
È dal prossimo che ci vengono la vita e la morte. Perché se guadagniamo il fratello, è Dio che guadagniamo; e se scandalizziamo il fratello è contro Cristo che pecchiamo.
Chi fa soffrire il prossimo fa male a sé stesso. Chi aiuta gli altri, aiuta sé stesso.