I libri sono di chi li legge.
L'aspetto più esilarante del volare senza ali è la sua assoluta semplicità: basta muovere braccia e gambe come per nuotare, solo che ci si muove nell'aria. È facile, non richiede sforzo fisico né mentale, solo un certo grado di focalizzazione. Basta essere convinti di riuscirci, e ci si riesce.
La vita è uno schifo, ma è confortante come continua a migliorare man mano che vai avanti.
Le famiglie "minuscoli teatri in cui attori scadenti continuano a mettere in scena la stessa pessima rappresentazione, davanti a spettatori ammanettati alle loro sedie".
Non è incredibile come quando ti innamori di una donna ti sembra che lei viva d'aria, senza peso e senza fatica, senza nemmeno bisogno di mangiare, alimentata solo dalle sue qualità sorprendenti?
È che non bisognerebbe mai immaginarsi qualcosa troppo nel dettaglio perché l'immaginazione finisce per mangiarsi tutto il terreno su cui una cosa potrebbe accadere.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica.
I libri ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di familiarità attiva e penetrante.
Bisognerebbe leggere, credo, soltanto i libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo?
Se vuoi che qualcuno legga un libro, digli che è sopravvalutato.
Un uomo che non legge buoni libri non ha alcun vantaggio rispetto a quello che non sa leggere.
I libri specialmente, che ora per lo più si scrivono in minor tempo che non ne bisogna a leggerli, vedete bene che, siccome costano quel che vagliono, così durano a proporzione di quel che costano.
A che serve un libro senza dialoghi né figure?
Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.
Si possono ignorare moltissimi libri, senz'essere, per questo, un ignorante.
Ciò che è stato scritto senza passione, verrà letto senza piacere.