Il bene perduto rende l'uomo avaro.
I grandi artisti non hanno patria.
L'amore vive d'inazione e muore di sazietà.
Non vi è, a mio parere, abisso più insondabile per il pensiero dell'importanza decisiva che assumono le piccole cose su questa terra, dei cambiamenti che le circostanze meno importanti producono sulla nostra sorte.
L'abitudine fa della vita un proverbio.
Per scrivere la storia della propria vita, bisogna prima aver vissuto; perciò non scrivo la mia.
Chi è ricco? Chi nulla desidera. Chi è povero? L'avaro.
L'avarizia, com'è noto, ha una fame da lupo, e quanto più s'ingrassa, tanto più si fa insaziabile.
Tra l'avarizia e la prodigalità sta l'economia, ed è questa una virtù che l'uomo onesto deve praticare.
L'uomo economo è il più ricco degli uomini, ma l'avaro è il più povero.
All'avaro manca tanto quello che ha quanto quello che non ha.
L'avarizia degli uomini è tanto grande che ciascuno s'ingegna quanto può di prender molto dagli altri e di render poco.
La gratitudine guarda al passato e l'amore al presente; paura, avarizia, lussuria e ambizione guardano al futuro.
L'avarizia accumula ricchezze che usa per il tornaconto personale, non nell'interesse collettivo.
Bisogna fuggire l'avarizia perché è un difetto molto brutto e cattivo, ma bisogna amare l'economia che è buona virtù e sorella della prudenza; essa è un grande aiuto alla carità.
L'avaro ha altrettanto bisogno di ciò che possiede che di quello che non possiede.