L'elemosina non basta, ci vuole l'amore.
La vita è l'unica cosa che non s'inganna, se tu, cuore, hai il coraggio di accettarla.
Dio, non servono più le stelle: spegnile una a una. Smantella il sole e imballa la luna. Svuota l'oceano, sradica le piante. Ormai più nulla è importante.
La vita va avanti comunque, e suona che tu lo voglia o no, puoi solo alzare o abbassare il volume. E devi ballare.
Dare la vita per i propri amici, non c'è amore più grande di questo.
Se parti dalla consapevolezza che la meta è un capolinea, tutto il resto diventa spietatamente chiaro. Non vale la pena affannarsi, la natura va avanti benissimo senza di te, di te se ne fotte.
Il lavoro è amore reso visibile. Se non potete lavorare con amore ma solo con disgusto, meglio allora che l'abbandoniate andandovi a sedere al cancello del tempio per ricevere l'elemosina da chi lavora con gioia.
L'elemosina incoraggia l'assuefazione invece che l'autostima e la capacità di cavarsela da soli.
Sudi la tua elemosina nelle tue mani fintantoché saprai a chi dai.
L'elemosina dà solo al donatore l'impressione di fare qualcosa e chi raccoglie denaro mendicando non è motivato a migliorarsi. Mendicare priva l'uomo della sua dignità, togliendoli l'incentivo a provvedere alle proprie necessità con il lavoro, lo rende passivo.
La felicità è come l'elemosina gettata al mendico. Gli permette di vivere oggi per prolungare il suo dolore l'indomani.
Girava dappertutto chiedendo elemosine con un piattino di rame. Gli davano molto, ma lui voleva di più, perché il tempio doveva avere una campana i cui rintocchi riportassero a galla gli annegati. Supplicò tanto, che perse la voce. Le sue ossa cominciarono a riempirsi di rumori.
Bisogna fare soltanto elemosine anonime. Hanno il grande vantaggio di sopprimere l'ingratitudine.
In materia d'elemosina, bisogna chiudere la bocca e aprire il cuore.
Da ciascuno secondo le sue facoltà, a ciascuno secondo i suoi bisogni.