Il napoletano non chiede l'elemosina, ve la suggerisce.
La nostra bandiera nazionale dovrebbe recare una grande scritta: Ho famiglia.
Tutte le rivoluzioni cominciano per strada e finiscono a tavola.
Un'idea che non trova posto a sedere è capace di fare la rivoluzione.
La virtù affascina, ma c'è sempre in noi la speranza di poterla corrompere.
La miseria italiana è la grande scusa che permette al governo di gettar via denari.
L'elemosina deprava sia colui che dà, e sia colui che prende, e per di più non raggiunge lo scopo, perché non fa che rafforzare la mendicità.
La elemosina anziché sollevare dalle necessità gli accattoni li mantiene nel vizio.
Fare l'elemosina a un uomo nudo, per strada, non esaurisce gli obblighi dello Stato, che deve assicurare a tutti i cittadini la sopravvivenza, il nutrimento, un vestire dignitoso, e un modo di vivere che non contrasti con la sua salute.
Non ho bisogno di un vecchio. Questo non è un grande ranch, e io non posso permettermi di dar da mangiare a un vecchio e di pagargli il conto del dottore. Devi pur avere dei parenti o degli amici. Va' da loro. Andare dagli estranei è come chiedere l'elemosina.
Il piacere dell'elemosina è un piacere altezzoso e immorale, il piacere del ricco che si compiace della propria ricchezza, del potere, e del confronto tra la propria importanza e quella del mendico.
La preghiera, il digiuno e l'elemosina comportano la necessità di non farsi dominare dalle cose che appaiono: quello che conta non è l'apparenza; il valore della vita non dipende dall'approvazione degli altri o dal successo, ma da quanto abbiamo dentro.
Girava dappertutto chiedendo elemosine con un piattino di rame. Gli davano molto, ma lui voleva di più, perché il tempio doveva avere una campana i cui rintocchi riportassero a galla gli annegati. Supplicò tanto, che perse la voce. Le sue ossa cominciarono a riempirsi di rumori.
L'elemosina non basta, ci vuole l'amore.
Diffido dell'elemosina che non costa e che non duole.