Un peccato di gioventù è quando si è giovani e non lo si commette.
Ogni concezione del mondo, quand'anche fosse mille volte giusta ed utile all'umanità, non avrà importanza per la conformazione pratica della vita d'un popolo fin quando i suoi princìpi non saranno diventati il vessillo d'un movimento popolare di lotta.
I partiti politici sono aperti al compromesso, le concezioni del mondo no.
Anche il cristianesimo non poté contentarsi di edificare il suo proprio altare: dovette per forza procedere all'abbattimento degli altari pagani. Solo partendo da questa fanatica intolleranza poté foggiarsi la fede apodittica, di cui l'intolleranza è appunto l'indispensabile premessa.
Spesso dalle più sanguinose guerre civili esce un sano e forte corpo di nazione, mentre da una pace mantenuta artificialmente nasce la putrefazione. Non si cambiano con guanti di pelle fina i destini dei popoli.
Una maggioranza non può mai sostituire un uomo. Come cento stolti non fanno un savio, così è improbabile che da cento vigliacchi esca una decisione eroica.
Dio ha fatto l'uomo e il peccato l'ha contraffatto.
Chi cade in peccato è un uomo; chi se ne duole è un santo; chi se ne vanta è un diavolo.
Il "mondo del peccato" nella nostra vita pubblica si identifica in una grigia, desolante litania di fondi neri, aste truccate, tasse evase, favori illeciti, interessi privati in atti d'ufficio, radiospie, servizi segreti: sempre soldi o potere, che malinconia.
C'è una grande differenza tra il non volere e il non saper peccare.
I peccati della carne non sono nulla. Sono malattie che i medici curano, se proprio devono essere curate. Solo i peccati dell'anima sono vergognosi.
Alcuni si innalzano con il peccato, altri precipitano con la virtù.
Cristo è morto per i nostri peccati. Abbiamo il coraggio di rendere inutile il suo martirio non commettendone?
Il piacere è peccato, e qualche volta il peccato è un piacere.
Tutti i peccati sono dei tentativi di colmare dei vuoti.