Il mio unico rimpianto è quello di non essere un altro.
La vita è un caos con poche oasi e qualche momento comico.
Ho flirtato con la psicanalisi e la psicoterapia fin da giovanissimo. Ogni tanto mi ci riavvicino, con risultati a volte buoni, a volte meno buoni. Ma non ho mai pensato di diventare dottore. Mi contento di fare il paziente.
Sono contento di non essere nato in Francia, perché non so una parola di francese.
Mio padre ha preso da sua zia Mary. Rifiutava la Bibbia perché diceva che il personaggio centrale non era assolutamente credibile.
Non mangio mai ostriche. Il cibo mi piace morto. Non malato, né ferito, morto.
Il rimpianto è un riconoscimento di qualche cosa di buono che c'è nella vita.
Il rimpianto è un enorme spreco d'energia. Non vi si può costruire nulla sopra. Serve soltanto a sguazzarvi dentro.
Nessuno mi ha mai detto che il rimpianto si sente come la paura.
Chiunque ha qualcosa da rimpiangere. Io diffido di chi non dice mai "avrei potuto far meglio".
Rimpianto. Ciò che si sedimenta nella coppa della vita.
Chi rimpiange troppo i giorni migliori rende ancor peggiori quelli cattivi.
Il rimpianto è il passatempo degli incapaci.
Il rimpianto è il vano pascolo di uno spirito disoccupato.
L'incontro fatale della nostra vita, forse, fa proprio così: prima ci riscatta da tutto quello che da bambini non avevamo, non eravamo. Poi, giorno dopo giorno, ci fa venire una nostalgia tremenda di tutto quello che avevamo, che eravamo. E quel riscatto ci appare improvvisamente un attentato.