Buonanotte, buonanotte! Separarsi è un sì dolce dolore, che dirò buonanotte finché non sarà mattino.
— William Shakespeare
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La nostra interpretazione
Le parole esprimono il momento sospeso in cui due persone che si amano devono lasciarsi, almeno per qualche ora, e avvertono nella separazione un dolore che però è intriso di dolcezza. Il saluto della notte non è solo un congedo formale: diventa un modo per rimanere uniti nonostante la distanza. Ripetere il saluto ancora e ancora prolunga l’illusione di essere ancora insieme, come se il legame potesse resistere al buio, al silenzio e al tempo. Si crea così un paradosso emotivo: il distacco ferisce, ma la consapevolezza di provare un sentimento così intenso rende il dolore sopportabile, persino prezioso.
La notte non rappresenta soltanto la fine di un incontro, ma anche l’attesa del mattino, quando ogni addio trova la sua promessa di ritorno. Nella tenerezza di questo saluto si riflette un amore che non si spegne con la distanza, ma continua a vivere nel desiderio, nel ricordo e nella speranza. Il dolore della separazione diventa la misura della profondità del legame, trasformando un semplice commiato in una dichiarazione di dedizione. La ripetizione del saluto è quasi un incantesimo: serve a colmare il vuoto, a riempire il tempo che divide dal nuovo incontro, a trattenere l’altro ancora un istante, almeno con le parole.
In questo sentimento convivono malinconia e dolcezza, nostalgia e consolazione. L’addio non è definitivo, ma un passaggio necessario verso il momento in cui ci si ritroverà. Proprio perché il sentimento è autentico, anche un gesto quotidiano come augurare la buona notte assume un valore profondo, diventando il segno di un amore che non vuole concludersi, ma continuare a esistere oltre l’assenza e oltre il sonno.
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