La storia è un bagno di sangue.
Noi consideriamo il mondo i cui oggetti non sono interessanti né importanti, e li stigmatizziamo come irreali.
Quando due persone si incontrano ci sono in realtà sei presone presenti: c'è ogni uomo come egli si vede, ogni uomo come l'altro lo vede, e ogni uomo come egli è in realtà.
Criticare è valutare, impadronirsi, prendere possesso intellettuale, insomma stabilire un rapporto con la cosa criticata e farla propria.
Per essere un buon filosofo, tutto ciò che è necessario è odiare il modo di ragionare degli altri.
Molte persone credono di pensare, ma in realtà stanno solo riorganizzando i loro pregiudizi.
La storia è nostra e la fanno i popoli.
La storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita, nunzia dell'antichità.
Secondo quello che so della Storia, vedo che il genere umano non potrà mai fare a meno di capri espiatori.
La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.
Il problema della storia dell'uomo è che non porta da nessuna parte se non verso la morte sicura dell'individuo, e questa è una cosa brutta e monotona, una semplice questione di nettezza urbana.
La storia è sempre più complessa dei programmi.
La risposta tradizionale alla domanda "Chi possiede la storia?" è sempre stata "i vincitori", sebbene gli USA "possiedano" la storia della guerra vietnamita nonostante l'abbiano persa.
Non s'impara la storia solo per sapere quello che è successo ma per trovare in essa una maestra dell'avvenire.
La storia del mondo è la storia di pochi privilegiati.
Se guardiamo alla storia delle altre nazioni, antiche o moderne, non si trova esempio di una crescita così rapida, così gigantesca, di un popolo così prospero e felice.