I grandi romanzi sono grandi fiabe.
Certe persone e io sono fra loro, odiano il lieto fine. Ci sentiamo defraudati. Il dolore è la norma.
Il mio trastullo ormai son solo le parole!
L'amore. Due persone in una, un solo pensiero, una solo ombra, che cammina, ecco perché esiste un solo numero vero: uno! E l'amore moltiplica infinite volte questa unicità.
Un bambino è la forma più perfetta di essere umano.
La satira è una lezione, la parodia un gioco.
Scrivere romanzi è un buon affare quando si è ammogliati con la critica.
Vi sono tre regole fondamentali per scrivere un romanzo. Per sfortuna nessuno le conosce.
Il romanzesco è la verità dentro la bugia.
I romanzi finiscono col matrimonio dell'eroe con l'eroina. Bisognerebbe invece cominciare da questo, e finire che si sono separati, cioè liberati l'uno dell'altro.
Il bel romanzo non deve essere la storia di un'eccezione. Deve essere un brano della vita di tutti i giorni, in cui ognuno si riconosca, e che tuttavia insegni agli uomini qualche cosa che non tutti vedevano.
L'arte dello scrivere romanzi consiste nel saper mentire.
I romanzi lunghi scritti oggi forse sono un controsenso: la dimensione del tempo è andata in frantumi, non possiamo vivere o pensare se non spezzoni di tempo che s'allontanano ognuno lungo una sua traiettoria e subito spariscono.
L'unica ragione che abbia un romanzo di esistere è che cerca di rappresentare la vita.
Un romanzo o si scrive o si vive.