La vera gloria di un vincitore è quella di essere clemente.
La ricchezza è relativa all'oggetto a cui taluno tende: un uomo che abbia trecentomila scudi di rendita, è un ricchissimo privato, ma sarebbe un miserabile sovrano.
Il sentimento produce l'entusiasmo.
Le vittorie consumano le forze al pari o poco meno delle disfatte, e le forze si perdono inutilmente se non prive di consiglio, o lo scopo è tale che non possa ottenersi.
Ciò che è effetto di sola fortuna non si ripete con tanta simiglianza due volle.
Colui il quale teme di perdere la gloria, è sicuro che la perderà.
Ricchezze, gloria, potenza non sono che fumo e vanità.
Chi de la gloria è vago sol di virtù sia pago.
Infelice colui che legge la sua gloria nello sguardo volubile del pubblico.
La gloria e la grandezza, chimere.
La gloria non può fare la gioia di chi l'ha usurpata, non meritata.
Così grande è la dolcezza della gloria che, a qualunque oggetto si riferisca, fosse pure la morte, la desideriamo.
Non cerco, non voglio la gloria di questo mondo; l'aspetto molto grande nell'altro.
Non è cosa che gli uomini nel vivere del mondo debbino piú desiderare e che sia piú gloriosa, che vedersi el suo inimico prostrato in terra ed a sua discrezione; e questa gloria la raddoppia chi la usa bene, cioè con lo adoperare la clemenzia, e col bastargli d'avere vinto.
Osa cose straordinarie, trionfa in gloria, anche se screziato dall'insuccesso, piuttosto che schierarti tra i poveri di spirito che non provano grandi gioie né grandi dolori, perché vivono nell'indistinto crepuscolo che non conosce vittorie e sconfitte.