Sono i libri che un uomo legge, quelli che lo accusano maggiormente.
Al mattino scrivo bigliettini amorosi, la sera scavo fosse: questa è la vita, paesano.
C'è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo, c'è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l'interno di un'anima.
Un io feroce: ecco l'invidioso.
Far il poema della coscienza umana, foss'anco d'un sol uomo, del più infimo fra gli uomini, sarebbe come fondere tutte le epopee in un'epopea superiore e definitiva.
Il bambino ha il dono di accettare molto rapidamente la scomparsa di una sensazione. Gli sono risparmiati quei contorni remoti e sfuggenti che costituiscono la vastità del dolore.
Si pubblicano libri con caratteri sempre più piccoli. Immagino la fine della letteratura: a poco a poco, senza che nessuno se ne accorga, i caratteri rimpiccioliranno fino a diventare completamente invisibili.
La bellezza di un libro come oggetto non può prescindere dal suo contenuto. Non c'è infatti sopruso maggiore di un libro stupido rilegato lussuosamente.
I libri sono l'alimento della giovinezza e la gioia della vecchiaia.
Se vogliamo moltiplicarci, non dobbiamo agire, fuggire, viaggiare in India o a Tahiti, ma scegliere un libro nuovo nella frusciante foresta di pagine che avvolge i muri della nostra stanza.
I libri brutti sono come le donne brutte: non ci si può mica cavarne fuori molto.
I libri sono di chi li legge.
Per scrivere un libro nel terzo millennio ci vuole una smisurata superbia. Basta entrare in una biblioteca comunale e guardare le vetrine di un cartolaio per capire che il mondo non ha bisogno di un volume in più.
Nessun vascello c'è che, come un libro, possa portarci in contrade lontane.
I bei libri si distinguono perché sono più veri di quanto sarebbero se fossero storie vere.
Senza un occhio che lo legga, un libro reca segni che non producono concetti, e quindi è muto.