Gli avari sono dei contemporanei antipatici, ma dei graditissimi antenati.
Il bene perduto rende l'uomo avaro.
L'avarizia è l'unico vizio che, negli occhi dei posteri, si trasforma in virtù.
L'avarizia ci toglie il piacere di spendere, ma ci dà quello di non aver speso.
Il verbo «dare» gli è tanto in odio che non dice mai «Ti dò il buon giorno», ma «... te lo impresto».
L'avarizia, com'è noto, ha una fame da lupo, e quanto più s'ingrassa, tanto più si fa insaziabile.
Perfino le persone prodighe diventano, con un avaro, oculate, attente improvvisamente alla ripartizione delle spese.
Il taccagno è un avaro che recita male la propria parte.
Con la mancanza di collera si vinca la collera. Con la bontà si vinca la cattiveria. Con la generosità si vinca l'avarizia. Con la verità si vinca il menzognero.
All'avaro manca tanto quello che ha quanto quello che non ha.
L'avarizia è prudenza, e la prudenza avarizia.