Continuo a considerarmi un attore di teatro.
Il teatro è una forma di felicità interrotta dall'esistenza.
Il cinema è solo una moda passeggera. È il dramma in lattina. Il pubblico vuole vedere attori in carne ed ossa sul palcoscenico.
Per non lasciar sguarnito il "mio" teatro, costrinsi Paolo Grassi a portare "I Giganti" a Catania. E lui, facendosi precedere dai tir della scenografia, obbedì.
La performance non è un'illusionistica copia della realtà, nè la sua imitazione. Non è una serie di convenzioni accettate come un gioco di ruolo, recitato in una seperata realtà teatrale. L'attore non recita, non imita, o pretende. Egli è se stesso.
Il teatro è una vera palestra. Come tutti quelli che fanno questo mestiere ho scoperto che si deve studiare e mettersi alla prova ogni giorno, sfidando il giudizio di un pubblico che paga.
Al college ho lasciato medicina per fare teatro, poi mi sono trasferito a San Francisco e ci ho vissuto per cinque anni.
Lo sforzo disperato che compie l'uomo nel tentativo di dare alla vita un qualsiasi significato è teatro.
C'è chi muore oscuro perché non ha avuto un diverso teatro.
Il buon insegnamento è per un quarto preparazione e tre quarti teatro.
La cultura è un bene comune primario come l'acqua; i teatri le biblioteche i cinema sono come tanti acquedotti.