Gabbia de' matti è il mondo.
Più naturale è il dominio e la comunità dove il bene è più comune a tutti: e violento è più, dove è manco comune.
Nessuno domina a sé solo, e a pena un solo ad un altro solo signoreggia. Il dominio dunque richiede unita di molti insieme, che si dice Comunità.
La somma potestà è la potestà del gladio, cioè della morte e della vita, ed in colui risiede nel quale si serba l'ultima appellazione della morte e della vita.
Dove son più di numero le leggi punitive che instruttive, è segno di mal governo; però ottima è quella di Gesù Cristo.
Il dominio d'uno a tempo di guerra, è migliore; e a tempo di pace è migliore quello di molti. Però i Romani faceano un Dittatore nelle gran bisogne di guerra, ma in pace due consoli.
Ho portato il mondo sulle mie spalle, e questo mestiere, dopotutto, non lascia che stanchezza.
L'usanza comune a molti letterati di disprezzare il mondo moderno è una maniera dissimulata di presumersi degni di un altro migliore.
Questo mondo è il regno del caso e dell'errore.
Lo dovevamo affogare nella saliva, il mondo.
Il mondo è come un tavolo da gioco predisposto in modo tale che tutti quelli che entrano nel casinò devono giocare e tutti a lungo andare devono perdere, chi più chi meno, anche se di quando in quando possono realizzare una vincita provvisoria.
Il mondo vivrebbe molto più facilmente senza libri che senza fogne. E ci sono posti sulla terra dove ce ne sono pochi degli uni e poche delle altre. Io naturalmente preferirei vivere senza fogne, ma io sono malato.
Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che compiono azioni malvagie ma per quelli che osservano senza fare nulla.
Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni.
Anche se il mondo non servisse a nient'altro, sarebbe un buon soggetto di speculazione.
Anche se sapessi che la fine del mondo è per domani, io andrei ancora oggi a piantare un albero di mele.