Wikipedia dice un sacco di cose sbagliate.
Di internet mi piace il copyright sul materiale creativo.
Adesso Beppe Grillo esalta la democrazia di internet con la stessa foga con cui dieci anni fa sul palco spaccava un computer con una mazza per opporsi alla nuova schiavitù moderna inventata da Gates. La gente applaudiva estasiata allora, così come applaude estasiata ora. Si applaude l'enfasi.
Nessuno sa come il concetto di democrazia potrebbe mutare attraverso un'ideologia globale dei social network.
Internet e il più grande veicolo di autodivulgazione di tutti i tempi.
Il concetto chiave non è più la 'presenza' in rete, ma la 'connessione': se si è presenti ma non connessi, si è soli.
Forse lei avrebbe proibito Internet per tenere aperte le biblioteche.
Il web è costruito in gran parte su due economie non monetarie: l'attenzione (il traffico) e la reputazione (i link); entrambe traggono enormi benefici dai contenuti e servizi gratuiti. Ed è facile convertire in contanti una di queste due valute.
Su Internet c'è molto più di qualunque cosa uno possa immaginare. È una specie di realtà al cubo, c'è tutto e infinitamente più di tutto e infinitamente più di tutto di tutto. È un incubo.
In Internet la reputazione è tutto. La reputazione è implicita nel concetto di comunità: chi fa parte di una comunità deve aiutare gli altri membri ed essere trasparente nei loro confronti. Chi si sottrae a questo obbligo viene espulso o emarginato.
Siamo sempre più connessi, più informati, più stimolati ma esistenzialmente sempre più soli.