È meglio vivere da ricchi, che morire tali.
Non bisogna esaminare i particolari prima di avere una visione del tutto.
Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a un altro uomo. La vera nobiltà sta nell'essere superiore alla persona che eravamo fino a ieri.
Sono pochi i traguardi che tenacia e perizia non possono raggiungere; le grandi conquiste non si realizzano con la forza, ma con la perseveranza.
La vera misura di un uomo si vede da come tratta qualcuno da cui non può ricevere assolutamente nulla in cambio.
Noi amiamo fare previsioni, e quando queste si realizzano o vengono smentite, vorremmo continuare a prevedere.
Ho paura della ricchezza come della felicità. Tutti questi soldi mi scombussolano, mi fanno quasi sentire in colpa. Da un lato ho paura di gettarli via, perché m'è rimasto il ricordo vivissimo di quand'ero povero, dall'altro temo sempre di scoprirmi avaro.
La ricchezza può essere buon condimento nel banchetto della vita; ma tristo quel commensale cui essa sia tutt'insieme condimento e vivanda.
La più grande ricchezza è nel bastare a sé stessi.
L'ambizioso deve sempre lottare contro la sue epoca con le armi dell'epoca. Nella nostra epoca si ha il culto della ricchezza e il nostro dio è l'oro. Per riuscire occorre la ricchezza, quindi ad ogni costo bisogna essere ricchi.
Le ricchezze moltiplicano gli amici, ma il povero è abbandonato anche dall'amico che ha.
La mia ricchezza è nella conoscenza di me stesso, nell'amore e nella spiritualità.
Tutti hanno la stessa quantità di ghiaccio: i ricchi d'estate e i poveri d'inverno.
Nella corsa alla ricchezza, agli onori e all'ascesa sociale, ognuno può correre con tutte le proprie forze, per superare tutti gli altri concorrenti. Ma se si facesse strada a gomitate o spingesse per terra uno dei suoi avversari, l'indulgenza degli spettatori avrebbe termine del tutto.
Le ricchezze spropositate sono come un timone smisurato fuor del normale, che fa affondare meglio che servir a dirigere, perché sono inutilmente abbondanti e dannosamente eccessive.
Per il ricco la parola di Dio giunge sempre importuna, perché esige tutto lo spazio, e questo è sbarrato dal possesso proprio.