Le parole non sono mai pazze... è la sintassi che è pazza.
Ciò che la fotografia riproduce all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente.
Ci sono due tipi di musica: quella che si ascolta, quella che si suona.
Quelli che trascurano di rileggere si condannano a leggere sempre la stessa storia.
Il soggetto umano è cambiato: l'intimità e la solitudine hanno perduto il loro valore, le qualità individuali sono divenute sempre più di tutti, il singolo ricerca la collettività, la moltitudine, spesso parossistica musica, l'espressione del noi invece che espressione dell'io.
Gli uomini creano spesso mode aberranti per vendicarsi delle donne.
Hanno pochi bisogni di pensiero coloro che mai non sentono bisogno di nuove parole.
Le parole sono azioni.
La parola umana è come una caldaia incrinata su cui battiamo musica per far ballare gli orsi, quando vorremmo commuovere le stelle.
La parola è una specie di laminatoio che affina i sentimenti.
Ogni parola parlata è una divinità momentanea.
La parola abbaglia e inganna perché è mimata dal viso, perché la si vede uscire dalle labbra, e le labbra piacciono e gli occhi seducono. Ma le parole nere sulla carta bianca sono l'anima messa a nudo.
Le parole formano il filo col quale leghiamo le nostre esperienze.
La parola non può cambiare le cose ma almeno ci prova.
Le parole sono per i pensieri quel che è l'oro per i diamanti: necessario per metterli in opera, ma ce ne vuol poco.
Ognuno dovrebbe rendere le proprie parole soffici e tenere, perché domani potrebbe doverle mangiare.