L'uomo è buono finché gli conviene.
Solo il ricco può dire che l'essere è più importante dell'avere.
L'uomo è un condannato a morte che ha la fortuna d'ignorare la data della propria esecuzione.
Anni fa Umberto Eco si tagliò la barba per non farsi riconoscere. Poi, visto che nessuno lo riconosceva, se la fece ricrescere.
Il vero successo è non averne bisogno.
La democrazia bisogna guadagnarsela; la dittatura la si merita.
Passa la bellezza, come profumo all'aria, e il suo ricordo sarà un rimpianto. Dura invece la bontà, come l'incenso nel chiuso tabernacolo, la carità fatta non invecchia mai, ed è sempre sorella alla carità da farsi.
Essere buoni con chi non ti ha caro richiede non solo molta benevolenza ma anche molto tatto.
Una delle più increscevoli e nocive cose di questo mondo è la dabbenaggine che usurpi il nome della bontà.
Ad una persona buona non può capitare nulla di male: né in vita né in morte, le cose che lo riguardano non vengono trascurate dal Dio.
C'è un solo modo per far sì che la vita divenga più felice ed è che le singole persone divengano più buone.
Appena la bontà si preoccupa dell'ammirazione, non è più bontà.
La bontà vera non l'artificiosa, quasi direi, la mercantile condiscendenza ad ogni desiderio altrui, conquista gli animi più delle superbe violenze, più dei dottissimi raziocini.
Dio non è buono involontariamente: la bontà non appartiene a lui come la proprietà di riscaldare al fuoco. L'elargizione del bene in Lui è volontaria, anche quando è stato invocato [...]. Perciò Dio non fa il bene per necessità, ma per libera scelta.
Bontà divina!
L'ambizione non s'accorda affatto con la bontà; s'accorda con l'orgoglio, con l'astuzia, con la crudeltà.