L'uomo è buono finché gli conviene.
L'istinto difficilmente inganna perché non calcola.
Di radicale in Italia c'è solo il conformismo.
La politica è l'arte d'impedire agli avversari di fare la loro.
C'è chi è impotente di fronte al destino e chi di fronte a una donna. Difficile dire chi soffre di più.
La diffidenza verso gli altri nasce anche dalla sfiducia in noi stessi.
Fai un atto di bontà, casuale, senza aspettativa di ricompensa, e stai sicuro che un giorno qualcun altro potrebbe fare lo stesso per te.
Per esser buoni, però, bisogna essere a posto davanti a Dio, davanti al prossimo e davanti a noi stessi.
L'uomo buono deve mostrare nelle sue parole come pensa e nelle sue opere come agisce.
La bontà nella donna è debolezza, nell'uomo carattere; però più frequente in quella che in questo.
La bontà che nasce dalla stanchezza di soffrire è un orrore peggio che la sofferenza.
Bontà divina!
La bontà è qualche cosa che non si assimila. Il frutto è buono, ma il nocciolo è amaro.
Il malvagio pensa sempre a sé, il buono qualche volta agli altri: il più buono è l'innamorato.
Non c'è odore tanto cattivo quanto quello che si leva dalla bontà corrotta.
La bontà è un cammino estremamente severo e, nella sua severità, conosce l'urgenza della discrezione. E della forza. Perché la bontà, come l'amore, richiede forza, la grande e immensa forza dello Spirito.