I ragazzi non guardano la tv, l'informazione viene da internet e spesso è avariata, è come se vivessero in un mondo irreale.
Le cose che la gente fa su internet non si può neanche chiamarle peccati, perché francamente sono di una noia mortale.
Gli effetti politici delle iniziative in rete sono ancora fortemente dipendenti dal modo in cui esse si concretizzano nel mondo reale.
Questo è il bello dell'anarchia di Internet. Chiunque ha diritto di manifestare la propria irrilevanza.
Essendo la rete, per sua stessa natura, veloce e semplificata, la politica si è fatta rapida e banale.
Internet, con la sua capacità di essere, almeno in potenza, uno spazio di comunione, fa parte del cammino dell'uomo verso questo compimento in Cristo. Occorre dunque avere uno sguardo spirituale sulla rete, vedendo Cristo che chiama l'umanità a essere sempre più unita e connessa.
Di solito i blogger sono apprendisti-mancati-pretesi letterati che si dannano a cercare stima e fama in Internet. O signore e signorine che approfittano della copertura di un nickname, per sfogare umori e ardori, esibire dolciastre poesie o confidare i propri amori (di regola infelici).
Oggi la gente di uno stesso condominio non si conosce e, se si incontra in ascensore, non si parla. Poi su Facebook pubblica tutte le sue foto e racconta di tutto a tutto il mondo.
Internet, Net, Web, La Rete, il Cyber-spazio. Risorsa dei momenti disperati.
Internet ha riaperto i giochi ma li ha anche confusi: lo struscio elettronico consente i bluff dei vigliacchi e le bugie dei mitomani.
Il file-sharing? È grande. E nessuno può farci nulla.